venerdì 27 luglio 2012

Piccola lezione di inglese: il cibo nella lingua inglese - Part 2

Come promesso, ecco la seconda parte del Post dedicato  alla lingua inglese ed alle sua implicazioni "gastronomiche", ovvero una piccola sbirciata ai vari idioms (modi di dire) che hanno a che vedere con il cibo e la sua cultura nella lingua di Shakespeare e di Peter Griffin...

La seconda parte del catalogo (spero divertente ed istruttivo..) quindi è questa:


  • to be full of beans (lett. essere pieno di fagioli): essere pieno di energia. E qui non pensate male!
  • to be a hard nut to crack (lett. essere come una noce dura da rompere): una persona particolarmente cocciuta e/o difficile da concincere
  • to be nuts /to go bananas (lett. essere noci/andare a banane): le due espressioni corrispondono più o meno al nostro essere pazzi, folli. Interessante che il il film Bananas di Woody Allen citava nel titolo proprio questo doppio senso, in quanto la repubblica di Bananas era veramente un covo di folli!
  • to hit the sauce (lett. colpire la salsa): ubriacarsi, abbastanza regolarmente....
  • a hot potato (lett. patata bollente): lo stesso senso in italiano, un argomento scottante!
  • to be in the soup (lett. essere nel brodo): essere nei guai.
  • a piece of cake (lett. un pezzo di torta): qualcosa di molto semplice, un gioco da ragazzi..
  • to spill the beans (lett. separate/contate i fagioli):  vuotare il sacco, spifferare un segreto a qualcuno
  • the apple of my eyes (lett. la mela dei miei occhi): esser la luce degli occhi per qualcuno, proprio come cantava Stevie Wonder... 
  • a lemon (lett. un limone): un catorcio, riferito spesso ad una macchina..
  • to use yoour noodle (lett. usare la tua pasta): usare il cervello
Qui si chiude la nostra divagazione letteral-gastromonica, se vi è piaciuta, mi raccomando, ditelo in giro, non è un segreto, spifferatelo pure!

giovedì 19 luglio 2012

La Bavarese non è solo un dolce

Chi dice Baviera dice birra: la regione più "italiana" della Germania, il profondo sud del grande nord è sicuramente la patria del biondo nettare, una tendenza antica questa, che già i Romani avevano capito...
Il "nostro" Tacito infatti descrive  le popolazioni germaniche - e più precisamente quelle che potremmo più o meno collocare nell'attuale Baviera - come grandi bevitori di Cervogia (così viene anche chiamata la birra all'epoca), bevanda amatissima dai guerrieri che urlano (Ga-hermanos, appunto, secondo l'etimologia) e che - secondo lui - potrebbe addirittura essere un "succo fortificatore" in attesa della battaglia, un po' come  la pozione del Druido tracannata da Asterix  insomma....


Da parte loro i germani trattano la birra al pari del mitico idromele, attribuendole poteri magici, e narrandone le gesta (o la presenza) accanto ai loro Dei, bevuta da Odino, Thor, e forse invidiata da quel farabutto di Loki, che essendo stato relegato a Hel, insomma all'inferno, sembra aver sempre una gran sete!

La birra si fa da sempre con malto, orzo, luppolo, ma in misure differenti, variabili da regione a regione, di periodo in periodo, per cui il classico colore giallo che ne determina una caratteristica comune, non è sempre stato tale in Germania (ed altrove), visto che la tostatura dell'orzo può donare al succo colori più o meno intensi, per non parlare di altre spezie e cereali usati ovunque!

(il Luppolo)

La birra che si beve nell'alto Medioevo, nei monasteri di Fulda o san Gallo quindi  è spesso scura e profumata, e ne abbiamo prove evidenti dalle tracce lasciate dai boccali dei monaci poggiati sulle pagine dei libri che trascrivevano negli scriptoria: belle chiazze rotondeggianti, che  ancora oggi fanno bella mostra di sé sulle pergamene....



Ogni città dell'Impero si vanta di avere la miglior birra tedesca, così come si fa per il formaggio in Francia o il vino  in Italia, ma tanta  confusione non è bene accetta dall'imperatore, e così finalmente, nel 1516 Guglielmo IV, Signore di Baviera, decide di emanare la celebre Rheinheitsgebot, ovvero "decreto sulla purezza" con cui ordina che la birra deve esser preparata solo ed esclusivamente con acqua, orzo e luppolo.



La legge (la prima di carattere alimentare nell'impero) trova però molta resistenza, proprio in Baviera, e molte Brauhaus (birrifici) si rifiutano di applicarla, ed infatti ancora oggi in questa regione si possono assaggiare birre artigianali  in cui è palese l'uso di altre spezie o di maggiore tostatura, o addirittura fumigazione degli ingredienti (celebre è a questo proposito la birra di Bamberga chiamata Schlenkerla). 



La maggior parte delle birrerie comunque si adeguano, e la birra bavarese assume quelle caratteristiche fondamentali che possiamo ritrovare anche oggi, nelle sue varie tipologie, come la Lager e la Maerzenbier (quella bevuta all'Oktoberfest), e marche, tra cui - vale la pena ricordarlo - la Paulaner, la Loewenbraeu, la Hacker-Pschorr, la Hefe Weissbier, la Franziskaner, la Augustiner (queste ultime due richiamano nel loro nome proprio gli ordini monastici di produzione, Francescani ed Agostiniani appunto) e la HB, ovvero la birra ufficiale della casa regnante di Baviera (i Wittelsbach), molto amata dal triste principe Ludwig e dalla cugina Sissi...



Ora che ne sappiamo un po' di più, non resta che augurare a tutti: Prost, und zum wohl ! 

domenica 8 luglio 2012

Dalla Wurst al Würstel: la Germania a tavola

Dal 16 al 20 Luglio Grano e Sale vi aspetta per replicare un classico dello sport europeo: Italia -Germania! Ma la sfida questa volta abbandona lo stadio per occupare  piatti e bicchieri, e l'esito della gara non sarà poi così scontato, come - fortunatamente - è stato per noi, negli ultimi anni sui campi verdi...


Approfittiamo allora dell'occasione per parlare un po' della cucina tedesca, delle sue tradizioni, i suoi piatti, i suoi locali (molto amati anche dagli Italiani), cercando - come sempre - di sfatare qualche mito, scoprire delle curiosità e preparaci al meglio alla grande abbuffata germanica !

Si può affermare che due sono gli alimenti che rappresentano la "carta d'identità" della cucina tedesca: il maiale e la birra.
Nei prossimi giorni affronteremo altri fattori (tra cui, in primis, la birra), ma oggi iniziamo con il Maiale,  ovvero con la WURST,  la "sintassi" di base dell'alimentazione tedesca, che viene declinata in decine di piatti e modi diversi. 

Del maiale non si butta via nulla, in Germania così come in Italia, e la forma più comune con cui il mondo ha conosciuto nei secoli questo alimento (fondamentale nelle diete dei popoli germanici, già dai tempi di Tacito..) è sicuramente la salsiccia, o Wurst.  E qui nasce il primo, piccolo, fraintendimento: la parola Würstel infatti è pressoché sconosciuta in Germania, in quanto il termine è una variazione Austriaca dell'originale tedesco. Il suo significato in tedesco è più simile a "salsiccetta", una piccola Wurst quindi, ed il successo del termine viene sicuramente dal contatto della cucina tedesca-austriaca nel nostro Sud Tirolo (o Alto Adige), la regione da cui, in seguito, il termine e l'alimento hanno invaso pacificamente l'Italia.

Il fatto che Wuerstel sia un termine esclusivamente "italiano" è dimostrato dall'assenza della parola in altri paesi, dove la Wurst viene mangiata regolarmente: negli Stati Uniti oltre al popolare Hot Dog (nome tradizionalmente legato alla forma che la salsiccia assume nel panino, simile a quella di un bassotto...) c'è il Frankfurter, che ne evidenzia la provenienza (Francoforte, appunto) ed il tipo: lungo, servito con panino a parte, senape o ketchup.


L'importanza di questo alimento in Germania è talmente ovvia, che persino la lingua ne è stata contagiata: molti modi dire infatti si rivolgono alla Wurst, allo stesso modo in cui in Italiano abbondano quelli riferibili al pane o all'olio, eccellenze tricolore.   In tedesco quindi quando un fatto o una cosa vi è indifferente, direte "Das ist mir Wurst" (per me è salsiccia..), oppure quando invece si tratta di vita o morte, ovvero quando si affronta un argomento vitale si dice "Es geht um die Wurst" (letteralemente, si tratta di salsiccia), ed infine, un proverbio tedesco tra i più noti pone la Wurst proprio come inizio e fine del tutto: "Alles hat ein Ende, nur die Wurst hat zwei" (come dire: tutto ha una fine, solo la Wurst ne ha due, nel senso di due parti finali..).

Detto questo, dobbiamo chiarire che la Wurst ha però le sue "declinazioni" regionali, e così ogni città in Germania si vanta di  avere dato i natali alla migliore salsiccia del paese, mentre fiumi di parole vengono scritte su piccole differenze tra una Wurst di Norimberga ed una di Regensburg, e quando noi turisti affermiamo che il sapore è più o meno lo stesso, suscitiamo la giusta indignazione degli indigeni !

Quale Wurst mangiamo in Germania? ecco solo alcuni piccoli esempi della varietà della salsiccia germanica, delle specialità regionali. Intanto dobbiamo decidere tra due tipologie di base: Rohwurst (ovvero Wurst crudo, quindi come i nostri salumi..) e Kochwurst (Wurst da cucinare). Al primo tipo fanno riferimento tutti i salumi da banco, prodotti in forma simile, che si possono  affettare e mangiare così, senza cuocerli. Spesso venduti in Metzgerei (macelleria) già nei panini, adattissimi ad un veloce brunch.


Il secondo gruppo, quello più noto, dei Kochwuerste comprende moltissimi Wurst da lessare, cuocere, fare alla griglia o in padella, bianchi, rossi scuri, prodotti con carne di maiale, manzo, vitello.  Tra quelli da lessare il più noto è sicuramente la Muenchener Weisswurst, la salsiccia bianca di Monaco, vanto dell'Oktoberfest, servita in una specie di teiera, in acqua bollente, da accompagnare con la senape dolce ed una Bretzel..


Tra le salsicce più note (anche in Italia) emergono invece quelle cotte alla brace, o al grill, come i Nuernberger Wuerstchen (salsiccette di Norimberga), oppure la  classica Bratwust, vera star dei cosiddetti Wurts Imbiss, i classici chioschi da strada che servono solo Wurst e Bretzel. A Berlino invece sarà d'obbligo un passaggio in un Imbiss per assaggiare una Currywurst, il piatto berlinese per eccellenza, senza il quale non possiamo dire di aver veramente conosciuto Berlino !



Quindi, ora che abbiamo un quadro leggermente più chiaro (spero..) delle basi della Wurst, non resta che provarli, da soli, con Senape o Ketchup, con panini, Bretzel, oppure accompagnati ai classici Sauerkaraut (i  famosi crauti) o alla Kartroffelsalat (insalata di patate), magari sorseggiando un'ottima birra, una Weizen, una Maerzenbier, oppure una Bock, a vostro piacere. Qual'è la differenza? Pazienza, questo sarà l'argomento del prossimo Prost...ops, scusate.. post !
Mahlzeit a tutti !





martedì 3 luglio 2012

La cucina dei Sopranos: miti e ricette italiane negli USA

Parlando di differenze e similitudini tra modi di dire inglesi ed italiani riguardanti il cibo (come abbiamo fatto nel post precedente, in attesa della seconda parte, come promesso..) viene spontaneo pensare all'immagine della cucina italiana, delle nostre tradizioni alimentari all'estero, e di come alcune siano mutate e persino "reinventate" nel corso degli anni.
Oggi vorrei approfittare della vostra pazienza per sfatare alcuni miti alimentari che riguardano il difficile rapporto tra la cucina Italiana e la sua recezione negli USA.
Molti di noi hanno sicuramente presente lo stereotipo "Italiota" del piatto tricolore per eccellenza in America, per averlo provato dal vivo,  oppure incrociato nelle nostre esperienze cinematografiche; mi riferisco al classico piatto di spaghetti con ragù e polpette!


Molti connazionali se lo vedono rifilare nei ristorantini di Little Italy a New York, ma anche sulle spiagge di Malibù, e sempre con l'allettante nome ben in vista: "The original Italian Pasta with meatballs".  Chiunque (in Italia ma anche negli USA) abbia un minimo di cultura gastronomica si chiederà da dove nasce questo "mito" italiano, visto che di un  piatto simile da noi non c'è assolutamente traccia!  

Le origini del mito - in questo caso - sono americanissime: sembra infatti che  il piatto fosse il frutto della creatività delle donne Italiane emigrate negli States agli inizi del ' 900; visto che i pomodori americani per preparare il classico sugo erano decisamente acquosi, le donne furono obbligate ad aggiungervi il concentrato, magari esagerando con le erbe aromatiche per insaporire la salsa ed arricchirlo con le polpette di quella carne che in America abbondava, mentre nell'Italia d'inizio secolo era un lusso per pochi ....
Ecco spiegato l'arcano!

Un altro mito tutto "made in USA" è legato alla "Pasta Alfredo" che viene spacciata in tutto il continente come  la tipica pasta che mangiano tutti gli  italiani! 


In questo caso però ci troviamo di fronte ad una sorta di "amplificazione" della tradizione, nel senso che le Fettuccine Alfredo (fettuccine al burro con panna e parmigiano) nascono veramente in Italia, e secondo la tradizione a Roma, all'interno del ristorante di Alfredo di Lelio, originariamente in via della Scrofa (ma oggi in Piazza augusto Imperatore), il quale nel 1914 le cucinava per la moglie incinta, e le serviva ai turisti in gran parte Americani, che se ne innamorarono e ne riportarono la ricetta negli States, dove divenne immediatamente un successo..

Un ultimo esempio di manipolazione della cultura alimentare italiana (ma ce ne sarebbero centinaia, qui ci limitiamo per mancanza di tempo...) è quello legato ad un "misunderstanding" linguistico a proposito di pizza: aldilà del fatto che ormai gli Americani sono convinti che la Pizza sia nata proprio a New York, grazie ai pizzaioli locali (e lasciamoglielo credere...) e che il top della tipica pizza italiana sia quella con l'ananas (sic!), il disguido nasce dalla parola pepperoni, laddove gli Americani intendono il salame piccante, mentre a noi la parola suona più simile alla verdura...



Il termine italiano peperone in inglese è infatti (sweet) pepper, ma con il tempo il peperoncino (chili pepper) ha contagiato i salumi e quindi oggi per gli amici Yankees la "pepperoni pizza" equivale alla nostra pizza alla diavola!

Questi sono solo alcuni esempi del difficile/affascinante rapporto tra cucina made in USA e cucina italiana, comunque possiamo essere sicuri di un fatto: che sia Little Italy o Portici, la tradizione italiana a tavola è sempre vincente, in un modo o nell'altro.