sabato 19 gennaio 2013

Pane e companatico

Oggi parliamo un po' del pane: l'alfa e l'omega della cucina italiana, uno degli elementi fondamentali della nostra dieta, senza  ombra di dubbio.



Chiunque abbia viaggiato (e mangiato) all'estero conosce bene quella sensazione di mancanza di pane a tavola, a fronte di piatti ricchi e succulenti, vogliosi di pane per fare la classica "zuppetta" (il Gulasch ungherese, gli arrosti con salsa tedeschi, le minestre francesi, persino la paella con quel sugo finale...) i gentili camerieri portano a tavola una o due fette di un misero pan brioche che a malapena ci stuzzicano il palato.
E' proprio il caso di dire: altri paesi, altri gusti....!



Per noi Italiani, e soprattutto per l'area mediterranea, il pane da sempre rappresenta una costante a tavola: sin dalla cucina dell'antica Roma, per passare attraverso il medioevo e l'età moderna, il pane - in tutti i suoi colori e le sue forme - non può mancare a tavola, perchè sostanza e simbolo del pasto.

Il legame tra la nostra cultura ed il pane è già nella lingua: l'italiano infatti è l'unica lingua ad aver coniato il termine companatico, ovvero "con il pane" proprio per sottolineare il fatto che l'elemento base è il pane, ciò che vi si accompagna poi è secondario.

Non è raro che nell'alto medioevo, ad esempio, alcune carestie fossero provocate (anche) dalla spasmodica ricerca di altri cereali per fare il pane: di  fronte all'impossibilità di raccogliere il grano, il popolo non prendeva nemmeno in considerazione la  possibilità di cambiare la dieta (con un po'di pesce, carne di "quinto taglio" ed altro) ma voleva preparare il proprio pane macinando spesso radici sconosciute  erbe velenose e tutto ciò che poteva assumere un spetto vagamente simile all'impasto per pane, ma tali miscugli spesso portavano alla formazione di ulcere e persino  all'avvelenamento!



Quando si parla di pane nella nostra cultura, bisogna anche ricordare il suo valore simbolico-religioso: il pane è il corpo di Cristo, e come tale sacro, non va mai sprecato;  il pane è l'unico alimento che entra prepotentemente addirittura nella preghiera cristiana più diffusa, quel "Pater Noster" in cui si invoca il "pane quotidiano come segno di vita e benessere familiare. A questo riguardo si può ricordare come già nella tradizione ebraica il pane gioca un ruolo importante nelle benedizioni, come nel Qaddish, o nella benedizione nota come Birkat ha-Shenim, in cui si dice: Benedici per noi questo pane,  nostro Dio"
Nelle rappresentazioni dell'ultima Cena (anche nelle versioni pittoriche, tra cui la celebre versione Leonardesca) il pane - insieme al vino - è l'elemento alimentare più visibile, ed associabile a Gesù stesso.


Insomma: la cristianità nasce con il culto del pane, e gettere o rifiutare il pane (su cui spesso viene incisa una croce ancora oggi...) è un peccato,  quindi  non  è un caso che  l'uomo abbia "inventato" molte  ricette di "recupero" in cui il pane vecchio si ricicla e diventa base per zuppe, bruschette, ribollite, dolci, ed altri pasti nobili della tradizione popolare.



La lingua italiana testimonia anche l'importanza del pane come "metro" di purezza e bontà: modi di dire e proverbi sono ricchi di riferimenti al pane, e spesso a quello bianco, in opposizione a quello nero, povero, fatto di cereali bassi, destinato alle mense del basso ceto, mentre nei conventi e nelle sale dei signori abbonda il pane bianco.



La leggenda del Pese di Cuccagna a questi proposito oppone il pane bianco, della festa, a quello nero, della quotidianità, e chiaramente  il sogno di ogni uomo è quello di assaggiare il candido pane di grano, magari accompagnato da selvaggina e sughi complicati e preziosi!



E' curioso poi come, nel tempo, il pane nero sia stato rivalutato, anche grazie alla riscoperta dei cereali "alternativi" ed alla spinta del Nord Europa, dove il pane nero (Schwarzbrot in tedesco) è di gran lunga più usato del bianco.
Insomma: l'Italia è senza dubbio il paese del  pane, ed insieme al pane si sono sviluppate le focacce, le piadine, le ciambelle e tutto ciò che ci caratterizza nella cultura alimentare, fino all'ultima maglia di questa lunga catena, forse la  più nobile e diffusa: la Pizza!




lunedì 7 gennaio 2013

In cammino lungo il 2013


The Road Not Taken

Two roads diverged in a yellow wood,  
And sorry I could not travel both         
And be one traveler, long I stood         
And looked down one as far as I could 
To where it bent in the undergrowth;          

Then took the other, as just as fair,     
And having perhaps the better claim,  
Because it was grassy and wanted wear;          
Though as for that the passing there    
Had worn them really about the same,         

And both that morning equally lay      
In leaves no step had trodden black.    
Oh, I kept the first for another day!     
Yet knowing how way leads on to way,           
I doubted if I should ever come back.          

I shall be telling this with a sigh          
Somewhere ages and ages hence:         
Two roads diverged in a wood, and I—
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.

Robert Frost




La strada che non presi

Due strade divergevano in un bosco giallo

e peccato non poterle percorrere entrambe
essendo un solo viaggiatore, a lungo restai
a guardarne una finchè potei.

fin quando sparì, nella vegetazione

Poi presi l’altra, perché era altrettanto bella,

e forse di migliore aspetto,
perché più erbosa e meno consumata,
sebbene poi il passaggio lì

le avesse consumate quasi ugualmente.

Ed entrambe quella mattina lì stavano, uguali,

e le foglie che nessun passo aveva annerito.

Oh, mi tenni la prima per un altro giorno!

Pur sapendo come una strada porti ad un’altra,
dubitando che sarei mai tornato.


Lo racconterò con un sospiro

da qualche parte tra anni e anni:
due strade divergevano in un bosco, e io -
io presi la meno percorsa,
e quello ha fatto tutta la differenza.


 Robert Frost
(traduzione mia)